WTA Stoccarda, Camila esce al primo turno con Annika Beck



WTA Stoccarda, Camila esce al primo turno con Annika Beck

Dopo il percorso delle qualificazioni, si ferma al primo turno l’esordio stagionale sulla terra rossa per Camila, sconfitta in due set dalla tedesca Annika Beck per 6-4 6-2 in 1 ora e 38 minuti. Si tratta di un punteggio più pesante di quanto si sia visto in campo, con una buona partita disputata da Camila, ma con la tedesca molto solida soprattutto nelle palle decisive (come in tutte e 7 le palle break annullate).

Primo set: 4-6. La partita inizia in maniera molto equilibrata, con le due tenniste che arrivano senza perdere il servizio sul 3-3. Qui Camila va 0-40, recupera in un game lunghissimo, in cui annulla 5 palle break e non approfitta di 3 palle game, ma poi perde il servizio. Anche sul 3-5 Camila rischia di subire il break, ma annulla due set point e manda la tedesca al servizio. Camila va 0-40, ma non chiude le tre palle break: con 5 punti consecutivi la Beck si porta a casa il set.
Secondo set: 4-6 2-6. Nei primi quattro game entrambe le tenniste hanno diverse palle break ma non le sfruttano. Ci riesce invece la tedesca sul 2-2, e poi nuovamente sul 2-4, dimostrandosi molto forte al servizio e impedendo rimonte a Camila, che deve cedere al primo match point.

Camila tornerà in campo settimana prossima a Praga.

Ecco il tabellino del match:

About the author

Alberto Brumana – Nato in Piemonte nel 1979, vive da 15 anni a Milano, è giornalista pubblicista e lavora a Sky Cinema. Appassionato di tennis, ha scritto in passato di sport per quotidiani locali e ha gestito per 2 anni TennisBlog. Dopo aver visto per la prima volta Camila al Bonfiglio 2006, nel 2009 ha fondato www.CamilaGiorgi.it. E-Mail: . Twitter: @AlbertoBrumana

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Sulle orme di Camila

La prima cosa che mi viene in mente quando alle 5,15 di un lunedì mattina mi
richiudo alle spalle il cancello di casa è che, ai giorni nostri, il vero
lusso è avere del tempo libero. Se solo fossi nato un secolo prima
probabilmente sarei dovuto uscire di casa alla stessa ora per andare a fare
il turno in miniera o qualcosa di simile. Essendo un uomo del ventesimo
secolo proiettato per forza di cose nel ventunesimo, ho un ventaglio di
scelte ben più ampio. E, tra tutte queste scelte, oggi ho optato per
qualcosa che meditavo di fare da tempo. Forse gli ultimi avvenimenti hanno
influito sulla mia decisione, e mi spingono a donare ciò che ho di più
prezioso, il mio tempo, a destinatari che forse non sapranno che farsene. A
quest’ora del mattino la metropolitana a Milano è ancora chiusa, e sono
costretto a prendere un taxi, cosa che non facevo più da diversi lustri. Lo
status di passeggero mi costringe ad accorgermi ulteriormente della bellezza
della città in cui vivo, sono nato e molto probabilmente prima o poi
morirò. Assorto in questi pensieri raggiungo la prima tappa del mio
pellegrinaggio, la stazione Cadorna dove, dopo avere acquistato un biglietto
a/r in giornata, mi accomodo sul vagone che mi porterà all’aeroporto di
Milano Malpensa. In treno ripenso alla genesi di questo viaggio, la mail di venerdì sera a Matteo in cui preannunciavo che, in caso di vittoria di
Camila nei primi due turni di qualificazione avrei potuto organizzarmi in
extremis per volare a Stoccarda in giornata per vederla giocare il lunedì,
i successivi contatti domenicali dopo la vittoria sull’estone in attesa
dell’order of play, la conferma serale che il match di Camila fosse
programmato per le 12,00 (orario perfetto in funzione dei voli), la prenotazione del volo fatta al buio poche ore prima della partenza senza la certezza di poter incontrare Camila e Sergio.
Del resto se Camila spinge il suo gioco fino al limite io non potrei
adottare una strategia diversa, se è anche per quello che la apprezzo in
questa occasione non avrei potuto esserle da meno. Quando arrivo a Malpensa
il sole sta sorgendo e sento che un’ondata di fiducia mi pervade: comunque
vada questa giornata sarà un successo. La compagnia aerea tedesca tiene
fede al rigore teutonico recuperando in volo il quarto d’ora di ritardo
accumulato al decollo e, in men che non si dica, mi trovo proiettato a
Stoccarda. Mentre mi incuneo nei sotterranei per prendere il treno che mi condurrà nella zona della Porsche arena mi sovviene che è la prima volta in vita mia che
non viaggio per turismo o per lavoro. Del resto essendo fondamentalmente
agnostico posso considerare questa trasferta una sorta di pellegrinaggio
senza per questo incorrere negli strali di chi possiede una fede ben più
solida della mia. Arrivato alla stazione centrale scendo per cambiare linea:
dovrò rendermi conto sulla mia pelle che l’aura di precisione da cui sono
circondati i tedeschi forse non è del tutto meritata: la linea
metropolitana segnalata non fa servizio, e con un altro spettatore locale
diretto alla Porsche Arena circumnavighiamo la stazione sotterranea in cerca
di una linea alternativa. Saliti sul treno giusto apprendo
che il mio compagno di viaggio ha iniziato a giocare a tennis un anno fa e
conta di migliorare le proprie performance guardando il torneo Wta. Inoltre
vengo reso edotto del fatto che i teutonici si sono disamorati del tennis
dopo i tempi epici di Becker e Graf. “Benissimo” penso “quale migliore
occasione per inoculare nuovamente ad un intero popolo il virus del tennis se non
attraverso Camila Giorgi?”. Sceso dal treno mi lascio guidare dal mio
compare e con lui costeggio la Mercedes Benz Arena, teatro delle gesta
calcistiche della più famosa squadra locale (per chi non lo sapesse a Stoccarda
esiste anche lo Sportverein Stuttgarter Kickers, una sorta di Torino, Espanyol o
Everton che milita in terza divisione), e finalmente intravedo la sagoma della Porsche arena con
all’esterno due auto in bella mostra con una ragazza che le sta lucidando con estrema perizia.
Il cielo si fa plumbeo, mi lascio trascinare da cattivi auspici notando che
la biglietteria è ancora chiusa: passeranno venti lunghi
minuti prima di poter entrare in possesso dell’agognato biglietto, ottenuto
il quale si spalancano le porte del complesso. Entrando scopro che, a lato
del campo principale, si staglia la Hanns Martin Schleyer Halle, a sua volta
divisa in due: da una parte il campo n.1 circondato dalle tribune (in cui è
programmato il match di Camila), dall’altra il campo di allenamento per le
tenniste con intorno gli stand dei vari sponsor. Dopo una breve perlustrazione, con
la Friedsam che si scalda in preparazione del suo match, mi porto
tatticamente vicino ai posti riservati ai coach nella prima fila a lato del
campo n.1, cercando invano la dicitura “mental” sulle sedie. Dopo pochi minuti
appare Sergio accompagnato da due ragazzi (di cui uno scoprirò essere il
fisioterapista): non perdo tempo e mi presento, ovviamente col nickname. Lui
è molto cordiale, mi dice che Camila oggi è un po’ affaticata per via del
carico di lavoro sostenuto negli ultimi giorni, e va a salutarla quando esce
dal tunnel degli spogliatoi. Mi accomodo in prima fila a breve distanza da
Sergio: osservare Camila da vicino è fantastico, posso osservare la
tensione dei suoi muscoli mentre scatta e colpisce, il rumore dell’impatto
della palla sulle corde è musica per le mie orecchie. Inizia il match e
Camila è contratta, fa fatica a “sentire” la palla, in men che non si dica
è sotto 0-3. Ma Camila non molla di un millimetro e impatta sul 3-3
imponendo il proprio gioco all’avversaria attraverso le sue rasoiate vincenti in lungolinea che dovrebbero essere protette da trademark. Ma c’è qualcosa che non va: ogni
tanto la posizione del corpo nel momento dell’impatto con la palla non è
perfetta, basta poco per trasformare un vincente spettacolare in un errore
di pochi centimetri. Così come ci si era riportati sotto, in un amen il
primo set scivola via. Sergio entra per un coaching al termine del primo
set, esce, mi guarda sconsolato e afferma “Camila dice più di così oggi non riesce a
fare”. Evidentemente la preparazione fisica l’ha “imballata” un po’. Io
intanto osservo e noto che dopo ogni errore Camila cerca lo sguardo di
Sergio, che non smette di incitarla e suggerirle di giocare incrociato anche se in cuor suo ha capito che oggi non è proprio giornata. Stando ai bordi del campo riesco persino a
percepire in qualche occasione l’espirazione di Camila al momento del colpo.
Penso che se qualcuno dei soloni che affollano il web fosse qui, a guardarla
lottare contro i suoi limiti ancor prima che contro la sua avversaria, non
potrebbe che volerle bene, quanto meno sportivamente. Il secondo set va
avanti e Camila non tiene un servizio, ma con la risposta resta attaccata al
match continuando a strappare il servizio alla statunitense, sino al sesto game in cui
l’equilibrio al contrario si rompe per il 4-2. Camila perde ancora il
servizio e, sul 5-2, si arriva velocemente al match point. Camila ne annulla
cinque di cui tre tirando la palla a fil di nastro ed uno con un doppio
fallo dell’avversaria, sale 3-5. Mi domando se sto per assistere in diretta
alla più grande rimonta della storia del tennis ma nel game successivo
Camila capitola dopo avere annullato altri due match point. La delusione è
dipinta sul volto di Camila, si vede che non ci sta a perdere. Camila potrà
entrare in tabellone solo come lucky loser. Sergio sembra incassi il colpo
alla grande, ci alziamo ed iniziamo a parlare a lungo, e non solo di tennis.
Nel frattempo scendono in campo Dodin e Pliskova, allora ci spostiamo per
non dare fastidio e continuiamo a parlare, e il tempo passa. Quando
saluterò Sergio, Dodin e Pliskova saranno già a metà del secondo set: gli
chiedo se posso incontrare Camila, e dopo un po’ riappare con lei a fianco.
Una nuova chiacchierata di cinque minuti, e al termine dico loro che a volte
da qualcosa di apparentemente negativo può nascere l’incredibile. Resto
stranito osservando distrattamente le movenze di Dodin, Konjuh e Witthoeft,
tutte vestite di viola come polli in batteria dallo sponsor di turno: è
chiaro che a questo punto nemmeno il vincente più spettacolare potrebbe
strapparmi un applauso, sono come anestetizzato dalle emozioni della
giornata. Mi sposto, senza trovare pace, sul campo centrale dove si danno
battaglia Konta e Friedsam: evidentemente il riscaldamento ha fatto bene
alla teutonica che incamera il primo set ed il sostegno del pubblico di
casa. Guardo l’orologio, è ora di andare in aeroporto, giusto il tempo di
capire che sarà la Konjuh la contendente di Camila nel sorteggio. E, mentre
attendo l’aereo, comincio a pensare che….ma c’è una mail di Matteo che mi
scrive: “Sorteggiata! Contro Beck.” E se…. Ma no, lasciamo perdere, come
potrà recuperare la condizione fisica in ventiquattr’ore? Pero’…Camila è pur sempre Camila!
Ma a cosa stavo pensando? Ah sì, che è fantastico donare il proprio tempo a
persone che lo apprezzano.

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