Sergio Giorgi: “Camila sarà al top in 6 mesi”



Sergio Giorgi: “Camila sarà al top in 6 mesi”

Dopo il ritorno al successo di Camila, vincitrice del torneo da 25.000 dollari di Rock Hill, abbiamo contattato suo padre Sergio, che da sempre segue la carriera tennistica della figlia non solo come genitore, ma anche come allenatore e manager. Sergio è stato molto disponibile e in una lunga e interessantissima telefonata ci ha svelato tanti retroscena della stagione di Camila e le speranze per il prossimo anno.

A.B. E’ stata un’ottima settimana per Camila, che finalmente è tornata al successo…
S.G. Si è stata una buona settimana in un anno davvero pessimo, ma è un inizio.

A.B. Il torneo di Rock Hill è iniziato in maniera piuttosto complicata al primo turno, per poi continuare sempre meglio fino alla finale…
S.G. Questo perchè Camila ha bisogno di giocare perché in tutto l’anno ha giocato pochissimo. Ma il motivo è che non l’hanno fatta giocare, ci sono sempre stati problemi di sponsor. Lei ha avuto tante proposte, ma nessuna mi è mai piaciuta: ne abbiamo rifiutate moltissime e abbiamo aspettato. Dicevo a Camila: “Io piuttosto preferisco che tu non giochi più a tennis, ma non devi diventare la prostituta dei tuoi sponsor”.

A.B. In effetti attorno a Camila nel corso dell’anno c’è stato una sorta di mistero, non si capiva come mai giocasse così poche partite, e in Italia si è discusso molto sulle sue motivazioni.
S.G. Certo, io capivo benissimo la situazione, ma il problema, come già in parte lo scorso anno, è stato unicamente dovuto agli sponsor. Quest’anno però alla fine abbiamo trovato lo sponsor giusto, uno che non vuole sfruttarla, ma sa aspettare e vuole spingerla sulla strada giusta. Gli altri ti dicono: “Io metto questi soldi ma voglio questo, quello e quell’altro”, e non poteva essere così. Tante ragazzine vengono sfruttate in questo modo, ma io mi sono opposto, e anche per questo motivo di solito non piaccio agli sponsor. Io allora ho venduto la macchina mia e di mia moglie, abbiamo venduto anche la casa per non dover firmare con uno sponsor sbagliato. I vecchi sponsor proponevano dei rinnovi troppo bassi e io continuo a credere troppo in Camila per accettare quelle proposte. Ora finalmente abbiamo trovato uno sponsor, qua negli Usa… insomma solo adesso Camila può cominciare veramente a giocare. In tutti questi mesi per lei è stata davvero dura, senza poter giocare o allenarsi bene. Le è bastato trovare un po’ di calma e ha vinto un torneo. Non ha giocato benissimo a Rock Hill, al 30% delle sue possibilità, ma mentalmente è stata fortissima.

A.B. Ora come sarà la programmazione? Ci sono parecchi punti da difendere prima della fine dell’anno…
S.G. Adesso andremo a Grapevine, in Texas, e poi o a Bratislava o a Opole per poi giocare a Prerov. Camila deve difendere tanti punti in pochi tornei, ma per me non è tanto importante, perchè poi l’anno prossimo per tutta la prima parte della stagione dovrà difendere pochissimi risultati. Per questo dopo Prerov probabilmente ci dedicheremo alla preparazione fisica in previsione dell’anno prossimo, quando Camila potrà fare la differenza.

A.B. All’inizio del 2011 andrete in Australia?
S.G. Dipende dai risultati di queste settimane, ma io non voglio metterle pressione. Certo sarebbe bellissimo andare in Australia, e ce la potrebbe fare: le servono un centinaio di punti e in tre tornei può farli. In ogni caso dopo Prerov analizzeremo la situazione, perché se servisse ci sarebbero ancora tornei dove fare punti, a Bangalore, Dubai e Pune.

A.B. Dal punto di vista tecnico com’è stata quest’annata per Camila?
S.G. Tecnicamente non ci sono grossi problemi, se non con la seconda di servizio. Il suo problema è quello di giocare, per migliorare dal punto di vista tattico. In ogni caso a Rock Hill dal punto di vista tattico e mentale ha giocato benissimo. E’ arrivata all’ultima partita davvero distrutta: ha giocato abbastanza bene il primo set, ma sul 5-2 ha ceduto fisicamente, ma per fortuna il servizio l’ha sostenuta sul 5-4. Quella più incredibile però è stata la prima partita, contro la Herring. Nel terzo set era sotto 1-4 0-40, con l’avversaria che giocava davvero bene, ma è riuscita ad arrivare al tie break e a vincerlo. Sinceramente non so come abbia fatto. Poi da lì non ha più perso un set, anche senza giocare bene, in un torneo dal livello che effettivamente non era altissimo. Sono convinto che da qui a sei mesi Camila farà un bel salto avanti, perchè adesso c’è la tranquillità di poter fare una buona programmazione e giocare. Grazie allo sponsor si potrà allenare con Pat Echeverry, che ha seguito tanti campioni (n.d.r. da Sampras ad Agassi, dalla Hingis alla Henin), perché fino ad adesso la parte fisica l’ho sempre seguita io. Molti mi hanno criticato chiedendomi perché non abbia mai utilizzato un vero coach. L’ho cercato, eccome, ma tutti le dicevano sempre di giocare almeno un metro più indietro. Ma questo non è il gioco di Camila, che deve saper gestire il suo modo di entrare dentro al campo, senza però snaturarsi: lei ha vinto questo torneo proprio mettendo pressione alle avversarie. Bisogna migliorare tante piccole cose, come cercare di tenere di più la palla in campo, perché lei vuole sempre il colpo vincente. Lei ha un’aggressività incredibile sul campo da gioco, e se lo può permettere perchè ha un movimento di gambe eccezionale. Per quanto riguarda il servizio, ha una base molto buona che non è da modificare e su questo specifico si è molto esercitata con l’ex allenatore di Amanda Coetzer.

A.B. Quale può essere quindi adesso il vero livello di Camila?
S.G. A Troy, poche settimane fa, giocando davvero malissimo stava vincendo 2-0 con Rebecca Marino, che veniva da più di dieci vittorie di fila. Poi ha ceduto nettamente, aveva la febbre e dopo la partita è stata molto male. Ma il suo livello non è questo, e dopo quel match perso in tanti mi hanno chiesto notizie su di lei, sulla sua esplosività e sulle sue capacità. Ti assicuro che lei è stata davvero forte, perché tantissime altre ragazze con tutti i problemi che ha avuto negli ultimi due anni, senza sapere se e quando avrebbe giocato, non avrebbero continuato. Lei può arrivare a un livello molto più alto. Si allena tantissimo, anzi se fosse per lei non smetterebbe mai, atleticamente è incredibile.

A.B. Il prossimo anno quindi pensi che passerà ai tornei del circuito maggiore?
S.G. Io non vorrei che giocasse più questo tipo di tornei a basso livello, non voglio metterle fretta ma i prossimi saranno gli ultimi tornei da 25, 50 o 75 mila dollari. Deve giocare con ragazze più forti per sviluppare un gioco più solido. Le ragazze che giocano questi tornei, anche la stessa Marino, che ne ha vinti tre di fila, non fanno un gran gioco, si basano sul servizio e fanno poco movimento. Per ora va bene perché le serve per prendere fiducia e per migliorare tatticamente. Ora le serve giocare. Io credo che se avesse giocato questi due anni in maniera normale e non con questa pessima programmazione, sarebbe tra le prime 50. Senza giocare è impossibile, anzi è già un miracolo che sia entrata nelle prime 200 giocando 80 partite in quattro anni e che ancora adesso, giocando pochissimo, abbia ancora una buona classifica.

A.B. Adesso quindi vivete stabilmente a Miami?
S.G. Sì, perché lo sponsor americano ci ha chiesto di venire qui. Tutta la famiglia si è trasferita, abbiamo dovuto aspettare a lungo i visti, è stato un po’ complicato. Pensa che il giorno prima di andare a giocare a Las Vegas è arrivato il container con tutte le nostre cose da Parigi e abbiamo dovuto fare insieme tutto il trasloco. E il secondo container è arrivato appena prima di Troy. In pratica non abbiamo preparato quei tornei, Camila si è allenata palleggiando con un ragazzo. Per Rock Hill si è preparata meglio e i risultati si sono visti.

A.B. In Italia Camila continua a essere molto seguita. Pensi che il prossimo anno giocherà qualche torneo nel nostro Paese?
S.G. Sì, vedo che in Italia la seguono davvero in tanti e devo dire che sono anche sorpreso per l’atteggiamento molto positivo verso di lei, malgrado negli ultimi tempi non abbia potuto fare grandi risultati. Speriamo per l’anno prossimo di avere una wild card al main draw degli Internazionali d’Italia, ammetto che è uno dei principali obiettivi della stagione. L’Italia poi è la nostra casa, è stato molto duro vivere fuori: quando ci vivi la critichi, ma quando sei lontano ti manca, credo proprio sia il Paese in cui si sta meglio in Europa. Siamo stati tre anni in Spagna e cinque anni in Francia ed è stato un periodo davvero molto duro, soprattutto per mia moglie che ha lavorato per tanti anni nelle università italiane. Ora qua a Miami incomincia una nuova vita per tutti.

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